FAY DAVIS

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Il cielo di gennaio ci porta una stella schiva, poco visibile, una stella famosa ma di cui si conosce poco, una stella che forse ha reso le commedie di Shakespeare più belle! Parlano di lei ..e brevemente solo  centinaia trafiletti di giornali che riportano il suo nome e i suoi spettacoli…  la sua data di nascità è incerta, così come la sua città di origine .. Ho trovato un’articolo  di un giornalista americano  Wayne E. Reilly “Stage actress Fay Davis’ Maine roots divulged” pubblicato il 12 gennaio 2004 in tutte le edizioni del Bangor Daily News, che ha provato a tracciare il movimento di questa stella e che riporto fedelmente:

<< La storia di Fay Davis, la ragazza di Houlton che divenne una delle attrici più importanti delle epoche vittoriana ed edoardiana, secondo il suo necrologio sul The New York Times, è così notevole che è sorprendente che oggi non sia meglio conosciuta. Non avevo mai sentito parlare di lei fino a quando non ho trovato una storia nel  Bangor Daily News scritta un secolo fa, quando Mainers stava scoprendo questa superstar inglese proveniente da una regione di frontiera dello stato, dove gli anziani erano ancora normalmente indicati come “pionieri “.

“Miss Fay Davis è una ragazza del Maine, nata a Houlton, e  15 o più anni fa, era solita fare visite prolungate e frequenti con gli amici in questa città”, ha scritto il giornalista per The News. “Quando risiedeva a Bangor ella era non meglio conosciuta di una qualsiasi  altra ragazza intelligente e popolare nella società. Ora è una delle più famose attrici del palcoscenico di lingua inglese “.

Fay Davis aveva allora 34 o 35 anni. Era ancora nubile e al culmine della sua carriera, non toccata dalla grande tragedia che sarebbe entrata nella sua vita qualche anno dopo. Per ricostruire la sua storia, ho trovato indagando io stesso una grande varietà di fonti vaghe, inclusi alcuni dei  190 accenni a lei nel New York Times, apparso nella prima metà del secolo scorso. I risultati sono insoddisfacenti. Forse qualche lettore sa dove c’è più materiale?

Perché, per l’appunto,  Fay Davis fa l’ incredibile salto da Houlton a Boston a Londra? Una cosa è chiara: aveva un grande talento, un bel pò di fascino personale e tanta fortuna.

Davis era nata nel 1868 o 1869 a Houlton, sebbene il suo necrologio sul New York Times collochi  l’evento a Boston come fa anche un sito Web, collegato alla Emory University, su attori shakespeariani. Io scommetto per Houlton, perché questo è il luogo indicato da Lewis C. Strang, un autore contemporaneo che ha intervistato la sorella di Davis per il suo libro, “Attrici odierne famose “, pubblicato nel 1899, prima che Davis recitasse negli Stati Uniti. Ed è anche il luogo indicato da Cora Putnam, autrice di una storia di Houlton che riporta molti dettagli sulle relazioni della famiglia Davis in questa città e nella zona di Bangor.

Suo nonno materno possedeva lo Snell Hose, un famoso vecchio hotel di Houlton. Suo padre, Asa Davis, un veterano della Guerra Civile che ha prestato servizio in una prigione della Confederazione, era il figliastro della signora Eben Woodbury. Eben era una commerciante di Houlton, direttrice di un ufficio postale, e politico repubblicano membro dell’assemblea legislativa.

Davis si trasferì con la famiglia a Boston nel 1881, dove a causa del suo successo nelle recite della scuola prese lezioni di dizione da insegnanti ragguardevoli. Ben presto il Reverendo Minot J. Savage, un ben noto sacerdote della Chiesa Unitaria, la prese sotto la sua ala, garantendo i suoi ingaggi in circoli che forse altrimenti le sarebbero stati interdetti. La folla dei suoi spettatori annoverò Madame Lillian Nordica, la stella dell’opera di Farmington, e alcuni altri notabili che le aprirono le porte quando arrivò a Londra.

Nel 1895, Fay andò in Inghilterra per un periodo di riposo con la sorella dopo un tour particolarmente faticoso di recitazioni con Madame Lillian Nordica all’ American lyceum platform. A Londra era stata invitata per intrattenere gli amici del pittore inglese Felix Moscheles con la lettura, e colpì talmente i suoi ascoltatori che fu invitata a esibirsi per uno spettacolo di beneficienza al Criterion Theatre, dove fu vista dal direttore, Sir Charles Wyndham. Lui la invitò poi  ad recitare in una delle sue opere.

“Prima che lo spettacolo iniziasse, era praticamente sconosciuta alla critica e al pubblico. Quando si  concluse, il teatro stava risuonando con le sue lodi, e il giorno dopo era l’oggetto della conversazione di tutta Londra “, secondo Strang, autore di numerosi libri sulle celebrità del teatro.

Fu portata a New York City a recitare nel 1902 dal direttore teatrale Charles Frohman, noto alla stampa come “il Napoleone del dramma.” Qualche anno più tardi egli morì a bordo del Lusitania.

 “Il palcoscenico americano ha guadagnato un’attrice di prima qualità,”  così tanto entusiasmò il critico teatrale del New York Times John Corbin.

Davis recitò nei grandi drammi del tempo, molti di loro a lungo dimenticati. Tra questi “Il prigioniero di Zenda” e “Man and Superman.” Era anche una celebre attrice shakespeariana, interpretando ruoli da protagonista in opere come “Come vi piace” e “Molto rumore per nulla.” In età avanzata sposò Gerald Lawrence, anche lui attore shakespeariano, e ebbero una figlia.

Recitò anche in almeno un insuccesso, “La casa della gioia,” portando l’autore Edith Wharton a ipotizzare che non era più possibile produrre una commedia di costume sul  palcoscenico americano.

Ma fu in Inghilterra, che Davis raggiunse la sua più grande fama. La regina Vittoria addirittura  le “ordinò” di esibirsi al Castello di Windsor, secondo Cora Putnam, e il suo necrologio sul New York Times ci racconta che era una delle attrici favorite  dal figlio della regina Vittoria, re Edoardo VII.

La vita personale della Davis era  in gran parte vacua  nelle fonti che sono stato in grado di trovare. Poiché il suo lavoro si svolgeva in Inghilterra e poiché ella si rifiutava di parlare con la stampa, almeno a partire dal 1903, c’è poco di registrato sul suo carattere, almeno in questo paese. Inoltre, allora la stampa non si abbandonava allo stesso livello di gossip come fa oggi.

Ma il 6 luglio 1930, la tragedia colpì la famiglia Lawrence-Davis. La loro figlia ventiduenne, Margery, fu colpita a morte dal marito sposato un anno prima, Eardley Cotterill, un ingegnere di 24 anni, che era appena tornato da un viaggio in Africa, il quale dopo l’omicidio rivolse la pistola contro se stesso. L’omicidio-suicidio ebbe luogo pochi istanti dopo che Cotterill era tornato dal suo viaggio, aveva prima incontrato tutta la famiglia e poi era entrato in un’altra stanza per parlare con sua moglie, dopo  avvenne il misfatto secondo la breve notizia del New York Times.

 Fay Davis continuò a recitare per altri tre anni, e morì nel 1945 in Inghilterra>>.

(Wayne E. Reilly Special to Bangor Daily News)

Un’ epilogo drammatico per questa stella dal sorriso un pò triste … ma che torna, a  70 anni dalla sua morte a brillare ancora un pochino tra le pagine del WEB.

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 Un formato Cabinet del fotografo inglese Alfred Ellis autografata da Fay Davis nel 1898.

BERTHE LEGRAND

Berthe Legrand PARTICOLARE

Appare nel nostro cielo questa graziosa stellina Berthe Legrand (1850 – 1910) attrice di varietà e cantante d’operetta,  brillante di oro e di blu, il colore dei suoi capelli e dei suoi occhi. I francesi impazziscono  per le sue movenze.  Ma lasciamo il ritratto di quest’attrice allo scritto tratto da un brano del libro “Le Théatre d’autrefois et d’aujourd’hui: cantatrices et comédiens, 1532-1882” di E. M. Lyden gentilmente tradotto dalla Prof. Lina Nazzarena Romano.

L’ambientazione e a Parigi durante la guerra franco-prussiana del 1870-1871  nelle fasi finali dell’assedio di Parigi da parte delle truppe prussiane.

L’ambulanza di Les Variétés e l’innamorato di Mlle Berthe Legrand

Come la Comédie Française, il Théatre Italien e numerosi altri teatri, Les Variétés avevano un’ambulanza sistemata nel ridotto riservato di solito al pubblico. Il servizio di infermiere era svolto dalle signore del quartiere appartenenti generalmente al commercio, sotto la direzione di Mme Maillard, vecchia artista drammatica.

Due attrici, molto conosciute nel mondo delle arti, si erano affrettate a venire ad offrire i loro servigi alla direttrice.

Una fu Mlle Scrivaneck, la più seria rivale di Virginie Déjazet.

L’altra fu Mlle Berthe Legrand, della quale i giornali hanno molte volte registrato i successi e celebrato la bellezza singolare.

Non c’era niente di più curioso che vedere queste due personificazioni del riso gioioso adempiere al loro compito di suore di carità. Niente ripugnava a queste care ragazze: fasciature delicate, cure nauseanti, servizio di assistenza ai malati, esse accettavano tutto senza lamentarsi. A tutte le richieste della mansione, esse assuefatte alle dolcezze della vita, agli omaggi di un pubblico affascinato, opponevano una  pazienza degna di elogio.

E siccome è opportuno che la natura riacquisisca sempre i suoi diritti, giovani donne di spirito e di cuore nello stesso tempo, esse avevano sempre una battuta spiritosa, una parola gioiosa sulle labbra per far sorridere il ferito che il dolore torturava.

  • È il nostro balsamo tranquillo, diceva Mlle Scrivaneck, facendo allusione alla calma passeggera che le sue pronte risposte procuravano al malato.
  • Quale effetto vi ha prodotto, domandavamo a Mlle Legrand, il vostro primo ferito da fasciare?
  • Senz’altro l’effetto di un bel ruolo ad una prima, una grande fifa dapprima e poi l’ardente desiderio di essere applaudita.
  • Come, applaudita! E da chi, dunque? Là, niente pubblico, da chi applaudita?
  • Ebbene dalla mia coscienza,  ciò val bene una costoletta.

Le spese di questa ambulanza erano molto pesanti. L’esimio M. Bertrand, direttore del teatro, aveva fornito generosamente una parte del materiale; le signore del quartiere dei doni in natura, ma ciò non bastava. Le artiste divennero questuanti. Ciascuna a turno, si installarono, con la borsa in mano, sotto il peristilio delle Folies Bergères, salutando coloro che entravano con queste parole: “Per i feriti dell’ambulanza di Les Variétés”.

Si donava perché le postulanti erano graziose e perché erano conosciute per la loro carità.

Allora faceva un freddo tremendo.

Mlle Berthe Legrand prese, con questa pratica, un bel raffreddore che divenne raucedine cronica.

  • Ecco cosa è molto infausto per voi, le disse qualcuno.
  • Al contrario, mio caro, dopo la guerra diventerò cantante lirica e prenderò i contralti. Falcon deve ancora essere sostituito. Una sola cosa mi infastidisce, aggiunse
  • Quale?
  • Non abbiamo ancora avuto la più piccola avventura, come nelle commedie.
  • Che intendete dire con questo?
  • Perbacco! Non è una regola universale che ogni giovane donna che cura un ferito sconosciuto ne faccia un innamorato?
  • Ah, certo, la Dama bianca.
  • E Ketty o il Ritorno in Svizzera, ecc.
  • Chissà, voi siete ancora al primo atto.

Il Dio che presiede ai destini delle donne di teatro permise che il desiderio della giovane infermiera fosse esaudito.

Ella ebbe il suo innamorato! Un innamorato spasimante, timido e muto; un vero innamorato da farsa, al tempo di Monsieur Scribe.

Era un Würtenberghese

Colpito da uno scoppio di granata alla spalla, era stato portato all’ambulanza di Les Variètés durante la notte. Mlle Legrand era di servizio. Ella ricevette il nostro nemico, aiutò il chirurgo nella fasciatura e s’installò al capezzale del ferito, non in condizione di rendersi conto di ciò che avveniva intorno a lui.

L’infelice, perseguitato dalla tetra idea che i francesi fucilavano i loro prigionieri, non finiva di ripetere nel suo delirio: capout!

Quando, al mattino, fu più calmo e, al posto del viso barbuto del sergente che doveva accompagnarlo alla morte, vide la graziosa figura della sua infermiera, sembrò provare un immenso sollievo mescolato a una piacevole sorpresa.

La cosa si spiega da sola.

Mlle Berthe è bionda, di un biondo seducente, dolce e vivo nello stesso tempo. I suoi grandi occhi sono di un blu tenero che ricorda un po’ la sfumatura del fiore caro ai tedeschi: il Non ti scordar di me! Il suo viso è pallido, la sua bocca deliziosa, la sua fronte intelligente. Ella aveva compiuto 21 anni durante la neve di quest’anno nefasto; le sue mani sono bianche, la sua taglia slanciata. E quando vuole ha un modo di guardarvi che va dritto al cuore.

Aveva quel mattino questo sguardo ammaliante pieno di fascino? Noi l’ignoriamo; tanto ne è che il Wüttemberghese arrossì e sospirò.

Qui il romanzo comincia, romanzo non è la parola adatta, bisognerebbe dire idillio, se nulla fosse meno campestre di una ambulanza per feriti.

Era, ci ha detto l’eroina di questo poema, che Goëthe non avrebbe disdegnato di mettere in scena, un giovane e bel ragazzo dalla fisionomia simpatica; non mi parlava perché non  conosceva il francese, ma i suoi occhi – dei grandi occhi blu- si esprimevano … si esprimevano!…

  • E ciò durò?
  • Sei lunghe settimane.
  • E poi?
  • E poi, mi baciava le mani…
  • E voi lo lasciavate fare?
  • Non contrariare mai i malati! Ci aveva detto il dottore.
  • E poi…
  • Signore, io sono Francese… e lui era un tedesco… rispose la giovane donna.

Poi, ci sembrò che mormorasse sospirando:

  • Eppure, signore, il mio cuore a volte batteva così forte.
  • Volete tacere, brutta seducente!

Non è solo come infermiera che Mlle Berthe Legrand aveva diritto a un posto nella nostra galleria. Ella è buona e caritatevole, la giovane attrice, ed è ardita e valorosa. Interrogate le guardie nazionali della quarta compagnia dell’ottavo battaglione. Vi diranno che la loro elegante cantiniera sotto il suo cappellino di piume, con i suoi piedini in stivali di daino, con il barile al fianco, marciava risoluta con loro.

Si dice anche, sebbene ella lo neghi, che era sulla cresta del Buzenval nel giorno della grande battaglia e che in mezzo alle palle prussiane che piovevano sui nostri soldati, ella restò calma, soccorrendo i feriti e vuotando nella borraccia del soldato assetato l’acqua fresca del suo barile.

Dunque, parliamo qualche volta bene delle attrici, care lettrici. Esse hanno dei lati positivi, queste donne spesso sconosciute, sempre accusate, raramente difese.

Eccolo il volto e il cuore delle stelle, di tutte le stelle che brillano nel nostro cielo, di tutte quelle stelle che spesso svalutiamo ma che rendono la notte densa di magia.

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Carta da visita del fotografo Disderi – Berthe Legrand in abiti di scena 1875 ca.

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Carta da Visita del fotografo Disderi – Berthe Legrand in abiti di scena 1875 ca.

ADELINA PATTI

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Come non si può non vedere una così brillante e luminosa stella. Adelina Patti  nasce a Madrid l’8 aprile 1843 da genitori italiani, precisamente dal tenore catanese Salvatore Patti  e dal soprano romano Caterina Chiesa Barilli. Figlia d’arte non poteva deludere e infatti l’ultimogenita di questa superba coppia di cantanti diventa una stella di prima grandezza..  uno dei più grandi soprani del mondo.

Debutta già all’età di 8 anni al Tripler Hall di New York, cantando la “Swiss eco song” di Eckert  anche se la sua carriera operistica inizia il 24 novembre 1859 all’Academy of Music Opera House di New York, con  l’interpretazione di Lucia di Lammermoor di Donizetti. In quest’opera conquista la critica. Conclusa la stagione a New York  Adelina Patti si reca a Londra e viene ingaggiata al Covent Garden Theatre dove esplode nel ruolo di Amina nella Sonnambula di Vincenzo Bellini il 14 maggio 1861.  Il suo successo non ha confini e la sua fama cresce, si esibisce in Germania, in Belgio, e nell’autunno del 1861 è di nuovo Amina al Théatre Italien di Parigi. Debutta in Italia al Teatro Regio di Torino nella stagione operistica 1865-1866, ancora come Amina ne “La Sonnambula”  e come Rosina  ne “il barbiere di Siviglia”.

Nel  1862 si esibisce alla Casa Bianca cantando “Home Sweet Home”  di J. Howard Payne  commuovendo Abramo Lincoln e la First Lady in lutto per la perdita del loro figlio William Wallace Lincoln avvenuta il 20 febbraio 1862. La Patti rimane molto legata a questo brano e diviene uno dei più frequenti bis ai suoi concerti.

Nel 1868 canta durante i solenni funerali nella Chiesa della Trinité di Parigi del compositore Gioachino Rossini.

Nel  1876 al Wiener Staatsoper è Valentine ne “Gli Ugonotti”e Rosina ne “Il barbiere di Siviglia”.

Nel 1877 al Teatro alla Scala è Violetta ne “La traviata” e nel 1888 “Aida”.

Nel 1877 ancora al Teatro La Fenice di Venezia nel 1877 è Violetta Valery ne “La traviata”, Rosina ne “Il barbiere di Siviglia” e Margherita in “Faust”.

Nel 1881 è Gilda nella prima rappresentazione nella Salle Garnier del Théâtre du Casino di Montecarlo di “Rigoletto”.

Frotte di spettatori ormai fanno la fila per vederla e sentirla… da San Pietroburgo a San Francisco.. da Buenos Aires a Milano ..da Parigi a Venezia!  Le teste coronate di tutta Europa fanno a gara per avere la sua attenzione tra questi Napoleone III, Guglielmo I di Prussia, Francesco Giuseppe d’Austria e Alessandro II di Russia. Non solo la nobiltà europea rende omaggio ad Adelina Patti anche la cultura internazionale  le tesse gli elogi:  il russo Lev Tolstoj,  l’americano Hanry james, il francese Théophille Gautier e l’rlandese Oscar Wilde, che rimane folgorato dalla figura di Adelina tanto da menzionarla nel suo romanzo “Il ritratto di Dorian Gray”:

Chapter 8.

“Dorian, you mustn’t let this thing get on your nerves. You must come and dine with me, and afterwards we will look in at the opera. It is a Patti night, and everybody will be there. You can come to my sister’s box. She has got some smart women with her.”

Chapter 9.

“My dear Basil, how do I know?” murmured Dorian Gray, sipping some pale-yellow wine from a delicate, gold-beaded bubble of Venetian glass and looking dreadfully bored. “I was at the opera. You should have come on there. I met Lady Gwendolen, Harry’s sister, for the first time. We were in her box. She is perfectly charming; and Patti sang divinely”.

Adelina Patti  guadagna ancora encomi dai compositori come Rossini, Verdi, Meyerber, Auber, Berliotz e  lodi da critici, rinomati per esser spietati e duri con gli artisti, come Eduard Hanslick  e George Bernard Shaw. La supremazia della Patti nell’universo canoro  di questo periodo viene riconosciuta anche dalle sue colleghe  tanto cha la cantante Jenny Lind dice “There is only one Niagara, and there is only one Patti”.

Ma oltre ad esser brava Adelina Patti ha anche uno spiccato senso degli affari, infatti nel corso della sua carriera ha guadagnato più di qualsiasi altro cantante prima di lei tanto che una volta, in uno dei suoi tanti tour americani, quando le fu rimproverato di guadagnare in una notte più del Presidente degli Stati Uniti in un anno lei replicò << Bene! Fatelo cantare!>>

La Patti non è dotata di una voce potente ma ha acquisito sin da giovane una tecnica straordinaria e la sua voce  è limpida, di  straordinaria estensione e agilità e con un superbo timbro.   Nel 1905 accetta di registrare la sua voce  con la Gramophone e Typewriter Company, ma lo fa nel  suntuoso castello di sua proprietà presso Craig-y-Nos, in Galles dove si  ritira già dal 1903.

Grazie a  ciò ora ci ritroviamo il patrimonio della sua voce che possiamo ascoltare e sentire vibrare. Una melodia che proviene da lontano .. ma forte.. vivace…  come il brillare bianco di Sirio!

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Adelina Patti da bambina presumibilmente 1851-1853

Carta da Visita di Fotografo sconosciuto

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Adelina Patti – Carta da Visita Studio Reutlinger

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Adelina Patti

Carta da Visita Studio Charles Reutlinger

OLGA ISABELLA NETHERSOLE

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Eccola Olga, Olga Isabella Nethersole una stella affascinante dotata di una personalità travolgente. Nasce in Inghiterra a Londra il 18 gennaio 1870 da madre spagnola. Debutta  al Royal Theatre di Brigton nel 1887,  dal 1888 recita, diretta da Rutland Barrington,  nella commedia “Dean’s Daughter”,  e da John Gare  al Garrick Theatre di Londra.

Costruisce la carriera sulla sua forza di volontà e sulla sua resistenza. E’ una donna  di basso ceto sociale, non è ricca di famiglia né ha amici nel mondo teatrale o un potente mentore. Nel 1893 assume addirittura la direzione del Royal Court Theatre. Sia la sua recitazione che la sua capacità gestionale la rendono famosa tanto da diventare una donna non convenzionale.. che per la società di allora era una fatto estremamente sconveniente tanto da essere considerata dai moralisti una “donna immorale”. Ma Olga  ha le spalle grandi  si dirige da sola e si scrive a volte anche le sceneggiature come nella produzione di Saffo e nel suo precedente successo Carmen. Vola in America e in Australia raccogliendo fama e successo. A New York il 5 febbraio 1900 viene portata in scena  “Saffo” una commedia di Clyde Fitch al Wallack Theatre di Broadway, ma dopo neanche due settimane Olga viene addirittura arrestata dalla Polizia  il 21 febbraio perché una scena, in cui l’attrice veniva portata in braccio dall’attore Hamilton Revelle  su di una scala, è considerata indecente da un giornalista. L’attice e tre dei suoi colleghi fortunatamente vengono accusati solo di disturbo della quiete pubblica e dopo il processo assolti e rilasciati. L’arresto è una  cassa di risonanza notevole e Olga quando riprende il suo ruolo in Saffo viene accompagnata da un’ovazione del pubblico ad ogni atto della commedia.

La sua recitazione fortemente emotiva la rende un’attrice amata e odiata dalla critica.. è fuori dagli schemi.. quando recita si trasforma ..da al personaggio che interpreta una forza straordinaria. In un’intervista al “The Sunday Inter Ocean” di Chicago l’attrice dichiara che la sua emotività viene fuori perché è il pubblico che gliela richiede. L’attrice e critica americana Amy Lislie era affascinata da questa recitazione così fisica della Nethersole:

<< Piange lacrime e sospiri veri! Sospiri insondabili, le sue dita tremano , le palpebre  sbattono e le labbra si contraggono con una simpatia muscolare sotto il tocco dell’ emozione..  I suoi gesti sono sempre seducenti ..come il  fumare una sigaretta , il soffiarsi il naso  voltando le spalle al pubblico , quando striscia sulle mani o  sulle ginocchia , o  quando mostra i piedi nudi ,  o in scene di morte raccapriccianti  e svenimenti >> .

Leslie ha sostenuto che solo dopo diverse ore dalla performance la Nethersole era in grado di sfuggire alla sua “Isteria drammatica” derivante dalla sua recitazione. Lyman B. Glover scriveva che “Nessuna attrice di oggi realizza così pienamente l’intensità febbrile e il sottile abbandono alla passione dei tipi latini come Olga Nethersole”. Mentre Marwell Hall nella sua Gallery of Players la definisce “Teatrale.. incapace di nascondere i suoi trucchi, le sue emozioni raramente appaiono spontanee”. Ancora G.B. Shaw dice della sua Carmen “Lavoro asinino interpretato con realistica sordidità e volgarità” mentre la maggior parte della critica definiva il bacio fra Carmen e Don Josè nitroglicerina pura e semplice! Allo scoppio della prima guerra mondiale Olga Nethersole stupisce ancora, diventa infermiera e cura a Londra i feriti di guerra. Fonda più tardi la People’s League of Health ricevendo per questo suo impegno sociale la Royal Red Cross nel 1920. Nel 1936 viene insignita del titolo di Commander of the British Empire. Questa meravigliosa stella, così passionale, così romantica e generosa si allontana dalla terra il 9 gennaio 1951.

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Olga Nethersole nelle prove fotografiche per la realizzazione delle cartoline dello Studio Reutlinger di Parigi

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La locandina della commedia Saffo.

SOPHIE ALEXANDRINE CROIZETTE

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La sua luce pallida nasconde la passione del fuoco! Mi soffermo su questa bella stella  .. Sophie Alexandrine Croizette.. Nasce a San Pietroburgo presumibilmente nel 1847 è figlia di una ballerina francese e di un nobiluomo russo. Studia  a Versailles come Sarah Bernhardt.. ed è allieva di Prosper Bressant al Conservatorio Nazionale Superiore d’Arte Drammatica di Parigi, è brillantissima e questo le apre le porte della “Comédie Francaise”.

Sophie fa il suo debutto nel 1868 nella commedia “Il bicchier d’acqua” di Eugène Scribe e nei suoi 11 anni di carriera interpreta 45 ruoli di prima donna, un fatto straordinario che la consacra una delle più grandi rivali della famosissima Sarah Bernhardt.  Nel 1873, la Croizette ottiene il suo più grande successo, interpreta la parte di Blanche nel dramma  in 4 atti di Octave Feuillet “La Sfinge” mentre Sarah Bernhardt è Berthe de Savigny. Qui il pubblico si divide in “Croizettisti” e Bernhardtisti… ad acuire la faziosità del pubblico ancora nel 1873 le due attrici a confronto nella commedia “il matrimonio di Figaro” del drammaturgo francese Pierre Augustin Caron de Beaumarchais dove troviamo Sophie nel ruolo di Susanna, promessa sposa di Figaro e Sarah nel ruolo di Cherubino, il paggio del Conte di Almaviva.  La fazione di Sophie Croizette era formata da banchieri e uomini che avevano una posizione mentre per Sarah Bernhardt “tifavano” artisti, studenti, moribondi  e falliti. Lo scontro assumeva toni sociali!

Sophie vive a Le Hon, n ° 9 rotonda degli Champs-Élysées, dove nel suo salotto bene, la Sala Blu, riceve il bel mondo parigino. Qui conosce il pittore Carolus Duran,  divenuto poi marito della sorella Pauline,  che ritrae   Sophie nel quadro “Ritratto equestre di Sophie Croizette”.  Nel 1872 inoltre, per una delusione d’amore tenta il suicidio cercando di lanciarsi dalla finestra sparandosi un colpo di pistola… il voler morire a tutti i costi paradossalmente fa si che sopravviva perché si manca clamorosamente e l’altezza non era poi eccessiva!

Sophie lascia il teatro nel 1882 e nel  1885 regolarizza la sua unione con il banchiere Jacques Stern, uno dei fondatori della Banca di Parigi e dei Paesi  Bassi, con il quale aveva già da molti anni una relazione sentimentale e un figlio Michael. Nel giro di pochi anni questa famiglia si estingue.. muore prima Jacques nel 1900 poi un anno dopo nel 1901 sia Sophie che Michael.

Questa splendida attrice riposa nel Cimitero di Passy a Parigi insieme a Gabrielle Charlotte Réju detta Réjane (attrice), a  Renee Vivien (scrittrice e poetessa inglese),  a  Berthe Morisot (pittrice) e alla Divina Bartet “Julia Bartet” (attrice).

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Sophie Croizette in una foto di Nadar  1875

Un piccolo aneddoto durante le prove della “Sfinge” da l’idea dell’aria che si respirava sulle scene. Tratto dal libro autobiografico “La mia doppia vita” di Sara Bernhard:

Cominciavano le ultime prove generali. Il terzo atto si svolgeva nella radura di un bosco. In mezzo alla scena c’era una grossa roccia sulla quale Blanche (Croizette) dava un bacio a Savigny (Delaunay), che era mio marito. Io, Berthe di Savigny, dovevo arrivare dal piccolo ponte che passava sopra un corso d’acqua. La luna inondava di luce la radura. Croizette aveva recitato la scena. Tutti avevano applaudito il suo bacio, ardito per la Comédie Francaise di allora,. (Che cosa non è stato fatto dopo!). Quando ecco gli applausi ripresero di nuovo… Lo stupore si dipinse su qualche viso. Perrin si alzò attonito. Io attraversavo il ponte, il viso pallido e dolorosamente sconvolto, trascinando scoraggiata la cappa da sera che doveva coprirmi le spalle; ero illuminata dal candore lunare e sembra che l’effetto fosse straziante e commovente.

Una voce acuta e nasale gridò: <<Un effetto luna basta! Spegnete per la signorina Bernhardt!>>

Con un salto mi feci avanti sulla scena. <<Scusate, signor Perrin, ma voi non avete il diritto di togliermi la luna! Sul testo c’è scritto “Berthe avanza pallida, sconvolta, sotto i raggi della luna”. Sono pallida, sono sconvolta e voglio la mia luna!!!>>

<<E’ impossibile!!>> ruggì Perrin. <<Bisogna che il “Mi ami, dunque?” della signorina Croizette e il suo bacio siano avvolti dalla luna. E’ lei la sfinge, è il personaggio principale e bisogna lasciare a lei gli effetti principali>>

<<Allora, signore, date una luna brillante a Croizette e una luna piccola a me: per me è lo stesso, ma voglio la mia luna!>>.Tutti gli artisti, tutti gli impiegati infilarono la testa nelle entrate della sala e della scena. I Croizettisti e i Bernhardtisti commentavano la discussione. Interpellato, Octave Feuillet si alzò a sua volta. <<Credo  che la signorina Croizette sia molto bella sotto l’effetto della luna! E la signorina Bernhardt è meravigliosa nel suo raggio lunare! Perciò desidero la luna per entrambe>>.

Perrin non poteva trattenere la rabbia. Ci fu una discussione fra l’autore, l’amministratore, gli artisti, il portiere, e i giornalisti che erano lì a fare domande.

La prova venne interrotta e io dichiarai che non avrei recitato se non avessi avuto la mia luna.

Non ricevetti il bollettino di prova per due giorni e seppi da Croizette che facevano provare di nascosto la parte di Berthe a una giovane donna che avevano soprannominato il coccodrillo perché seguiva tutte le prove come quell’animale segue i battelli, cercando sempre di acciuffare una parte gettata in acqua.

Octave Feuillet rifiutò lo scambio e venne a cercarmi con Delaunay, che aveva sistemato le cose. Baciandomi la mano disse <<E’ deciso: la luna illuminerà entrambe>>.

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Un Photoglipye di Sophie Croizette

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Ritratto di Sophie Croizette – Carolus Duran 1873

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Emilie Broisat nel ruolo di Mimì nella Boheme - Copia Mani - Ridotta

Ancora Emilie .. gli occhi ritornano su questa stella. E’ un talento nell’interpretare ogni ruolo. Eccola nella “Mimì” della Bohème.. la Mimì dalle bianche mani.

Dalla pagina della rivista “Paris Theatre”  del 6 giugno 1873 tradotta dal francese dalla Prof.ssa Lina Nazzarena Romano ecco cosa scrive  il direttore della succitata rivista Felix Jahier:

Emilie Broisat, l’incantevole Mimi la cui voce penetrante e il fascino sognante, diffondono ogni sera all’Odeon, un profumo di gioventù di cui la platea ama inebriarsi!

Ella ci apparve per la prima volta, al Vaudeville, in Casa Nuova, di Sardou a fine dicembre del 1866. L’opera era talmente scadente che la sola M.lle Fargueil poteva rendere passabili le scene a volte banali a volte di un cinismo rivoltante; nondimeno la grazia incantevole della giovane debuttante fu notata e mi ricordo di averlo notato io stesso nella serie drammatica che facevo allora. Da quell’inizio pieno di promesse, M. Delvil, direttore delle Galeries de Saint Hubert, a Bruxelles, non esitò a procurarle un ingaggio vantaggioso.

E in quei tre anni, invece di prendere nei mesi estivi un riposo meritatissimo, Emilie Broisat andava a recitare a Vichy dove il contatto con gli artisti di Parigi serviva a ravvivare il suo ardore. In una di queste tournée, ebbe la possibilità di recitare con Regnier e Febvre in Mademoiselle de la Seiglière, Gabrielle, il Verre d’eau (Abigail), e Par droit de conquete. Febvre fu così affascinato dal suo talento, pieno di incanto e di freschezza, che scrisse a Parigi dove la stampa si fece eco delle sue impressioni.

Regnier, l’eminente professore, l’uomo di cuore votato tanto all’arte e agli artisti, comprese ben presto che Parigi era il luogo adeguato per questa giovanissima e già eccelsa attrice; così, pur promettendole il suo appoggio il giorno in cui sarebbe ritornata nella capitale, cercò egli stesso i mezzi per facilitare questo ritorno.

Ma Emilie Broisat, richiesta dappertutto, partì presto per l’Italia, per prendere il posto di M.me Desclée, il cui ingaggio da parte di M. Meynadier era appena terminato. Ella s’incamminò sulle orme di colei che l’aveva preceduta. Applaudita, festeggiata, visse là ben felice dei suoi trionfi.

Ricordiamo la splendida Casilda di Ruy-Blas. Victor Hugo non avrebbe potuto desiderare meglio. Leconte de Lisle la reclamò per l’Elettra delle sue Erynnies. Nell’ Aieule quanto non fu toccante? Quale semplicità e quale grazia!

Di contro, ella mostrò una vivacità di spirito perfetta nel ruolo spaventoso di Susanna, del Mariage de Figaro. Diede là la misura della sua forza perché pochissimi artisti, e tra i migliori, sono in grado di affrontare lo studio di un tale personaggio.

Oggi, e in opposizione ancora, eccola nel ruolo dell’eroina di Murger, graziosa e fresca inizialmente, poi morente ben presto di tisi, dopo aver trascorso lunghi e tristi giorni in un letto di ospedale. Tutti, vorrete vedere come interpreta quel tipo così simpatico; quale espressione vera ella a la capacità di dare alla sua dolorosa agonia! E se dopo averla sentita, voi rientrate a casa senza un fondo di tristezza, è perché il vostro cuore non è disponibile agli accenti dell’arte e della poesia.”

Félix Jahier

Emilie Broisat nel ruolo di Mimì nella Boheme - Banner

 Emilie Broisat in Mimì della Bohème ritratta dal fotografo Alexandre QUINET 1873.

Emilie Broisat 5 - Copia  con Banner - Copia

Emilie Broisat in una Carta da Visita di Mulnier.

M.LLE DE VOISIN

Volto de voisin

Spesso andiamo oltre le stelle più luminose..  quelle le incontriamo sempre  ogni volta che alziamo lo sguardo distrattamente o casualmente.   Ma quando ci soffermiamo ad osservare un cielo stellato e proviamo ad esplorare il buio cerchiamo le stelle più piccole..  anche quelle che riusciamo appena a vedere..  o che  una luna  troppo  prepotente ci nasconde..  quelle stelline  che una volta viste si perdono poi nel luccichio celeste!

Come queste immagini di M.lle De Voisin… apparsa in queste prove per  le cartoline dello Studio Reutlinger di Parigi  e della quale non ho informazioni. Una modella?  Un’attrice ..  troppo..  troppo somigliante alla  Divina  Lina Cavalieri?  Oppure  una cantante troppo timida per calcare il palcoscenico?  Non lo sappiamo.. conosciamo solo che ha prestato il delicato volto e le sue pose per le cartoline dello Studio Reutlinger molto in voga nei primi del 900.

“Tra il 1880 e il 1890 l’Atelier Reutlinger, oltre che lavorare direttamente su commissione dei clienti, avviò una produzione di cartoline postali e di album che avevano per protagoniste attrici teatrali, cantanti, signore del bel mondo e le prime modelle professioniste, tutte ritratte in bellissime  toilettes, approntate dai grandi sarti dell’epoca. Queste immagini erano tutte realizzate in studio, e appaiono più ricche e fantasiose di quelle standardizzate che si utilizzavano per la ritrattistica ordinaria.  L’impressione che se ne ricavava è quella di un primo tentativo di diffusione massificata del gusto, della proposta di un modello abilmente creato per piacere a tanti e per rincontrare le richieste del pubblico. “   ( tratto dl libro Nelle ombre di un sogno: storia e idee della fotografia di moda di Claudio Marra )

De Voisin Attrice (Foto Reutlinger) - Banner e ridotta

Prove all’albumina per le cartoline dell’Atelier Reutlinger – M.lle De Voisin

De Voisin 2 - Banner e Ridotta

Lucienne Bréval

Lucienne Breval - Reutlinger - Particolare - Ridotta

Mentre la mia testa ruota perdendosi nella volta celeste  i miei occhi si fermano su di un’altra stella.. questa  volta più grande! Bella.. Luminosa! Talmente bella da catturare anche gli occhi del pittore spagnolo Ignacio Zuloaga che la ritrasse più volte nei sui quadri… il più famoso “Carmen” del 1908.

Lucienne Bréval nasce il 4 novembre 1869 a Zurigo, il suo vero nome è Bertha Agnes Lisette Schilling, inizia a studiare pianoforte a Losanna e poi a Ginevra prima di decidere di intraprendere la carriera come cantante lirica. Studia al conservatorio di Parigi e debutta all’Operà National de Paris nel 1892 nel ruolo della schiava Selika  nel Dramma “ L’Africana” di Giacomo Meyerbeer .  Questo debutto la consacra regina dell’Opéra National de Paris, vi si esibirà infatti fino al 1919. 

La Sua maestosità nell’apparire la fece diventare un’interprete molto ammirata nei ruoli della “Grand-Opéra” francese ma soprattutto  Lucienne ha il temperamento e la voce per riprodurre le eroine wagneriane, diventa Venere nell’opera “Tannhäuser” , Brunilde ne “La Valkiria” ed  Eva ne “I Maestri Cantori di Norimberga”  di Wagner. La sua Stella brilla negli Stati Uniti, a Londra, a Venezia.. ogni cielo ne è estasiato.. interpreta la bella Chimene nel “El Cid”.. canta Margherita ne “La dannazione di Faust” di Berliotz fino ai grandi classici di “Ifigenia in Aulide” di Gluck.  La Stella si spegne a Neuilly sur Seinne il 15 agosto 1935.

Ma come tutte le stelle continua ancora a trasmettere la sua luce nell’universo.. basta solo alzare la testa e perdersi nella notte… lei è ancora lì.

Lucienne Breval - Copia per copertina - Banner - Copia

Lucienne Bréval in un ritratto di Reutlinger

Lucienne Breval - Reutlinger - Copia - Banner - Ridotta

Lucienne Bréval in un scatto prova per le cartoline di Reutlinger

 

Emilie Broisat

Voglio iniziare questo BLOG con le immagini di una magnifica “stella” e con uno scritto tratto dal libro “Noveau Dictionnaire des Gauchers” di Pierre-Michelle Bertrand e tradotto dalla Prof.ssa Lina Nazzarena Romano:

EMILIE BROISAT – Attrice francese (1848-1929) che la critica unanime considerò (cito alla rinfusa) : toccante, affascinante, adorabile, straziante, elegante, graziosa e fresca, distinta, amabile e spirituale, simpatica, stupenda, piena di brio, di vivacità, di dignità, di tenerezza, di semplicità di distinzione e di onestà. Nessuno metteva in dubbio che fosse  graziosa (troppo graziosa per alcuni), dotata di una fisionomia graziosa, di una figura piacevole con stupendi capelli biondi sciolti, un corpo delicato, fine e sfumato, di una grande sensibilità e di un  notevole talento drammatico. Ognuno ammetteva infine che la sua voce, deliziosa, musicale, armoniosa e simpatica, calda, dal bel timbro e carezzevole d’una potenza attraente, molto penetrante, era valorizzata da una dizione abilmente sfumata. Maxime Boucheron riassunse l’infatuazione generale che Mlle Broisat suscitava, con questa frase laconica:

<Non c’è che un unanime grido in teatro e sulla stampa: Tutto ciò che ella fa, è molto ben fatto>

Il pubblico non si sbagliava d’altronde a sommergerla d’applausi in ciascuno dei suoi ruoli. La sua fama fu tale che le Nouveau Larousse illustré le fece l’onore (di comparire) sulle sue colonne dopo la sua partenza dalla Comédie-Française nel 1895:

<Dotata di molta grazia e fascino, di una
sensibilità squisita, ella divenne una delle migliori
attrici di questo teatro, dove ella ha ottenuto grandi
successi>

Perché il nome di Emilie Broisat da allora in poi è caduto nell’oblio? È perché l’attrice ebbe la sfortuna di essere contemporanea di Sarah Bernhardt, la  cui immensa fama ha eclissato tutti le persone  talentose intorno a lei. Emilie Broisat possedeva pertanto a nostro avviso un vantaggio su quest’ultima: ella era mancina. Unita alla sua naturale fantasia, la sua particolarità l’aveva messa un giorno in una situazione imbarazzante.

<Ella alloggiava da un macellaio e, per rientrare la
sera, attraversava il negozio. Passando, prendeva
spesso un coltello e si  tagliava una fetta di carne,
che divorava a quattro palmenti: la carne cruda le era
consigliata. Il macellaio s’accorse del furtarello;
si chiedeva chi potesse essere il ladro. Dopo
aver indagato, finì per scoprire che il taglio era
fatto sempre in un certo modo; il macellaio si ricordò
che la sua inquilina era mancina: tutto fu chiaro.
Broizat (sic) promise, per riparare al danno, dei biglietti
per il  teatro e,  qualora avesse avuto voglia di bistecche, di
chiederle. Ella raccontava la cosa ridendo. <Vedete,
diceva, è la mia mano mancina che mi ha tradito>.

Broisat Emilie - Nadar - Copia Con Banner - Copia blog

Emilie Broisat in abito di scena nella commedia “Chatterton” di Alfred De Vigny 1895

Emilie Broisat 3 - Copia Digitalizzata - Copia Con Banner - BLOG

Emilie Broisat in una foto dello Studio Franck di Parigi